Omaggio a Giuseppe Zigaina
Les Matelles, Primo maggio 2015.
Caro Peppino,
mi dicevi spesso al telefono « Angela non mi abbandonare », intendevi dire : « dovevo prestare attenzione a te e a quanto scrivevi su Pasolini ».
Hai accettato la mia richiesta di intervista nel 2001. Sono venuta a Cervignano in luglio, mi hai accolta calorosamente nella piccola stazione, ed abbiamo parlato a lungo, per due giorni, davanti ad una telecamera (che avevo appena acquistato) che filmava in automatico.
Ho un ricordo vivido della tua casa di Cervignano : la tua gentilezza e ospitalità, la tua cara moglie, Maria, così amorosamente vicina alla tua arte, alla tua persona…
Mi hai parlato di Pier Paolo, del vostro incontro, delle vostre lotte politiche in Friuli, della vostra storia, ai confini dell’Italia, sul fronte nord-orientale, dove si parlava poco l’italiano, vicini al mondo slavo.
« I confini della patria si difendono con le armi della cultura », mi dicevi riferendoti ad un’idea di Pasolini.
Ti ho invitato all’università di Montpellier nel 2002, nell’anniversario della nascita del poeta friulano avevo organizzato un convegno, ed è stato molto bello ascoltarti, hai anche presentato la mostra dei disegni di Pasolini presso la biblioteca della nostra università.
Della tua storia con Pier Paolo, ne ho parlato nel mio volume dedicato allo scrittore, sono rimasta « aperta » alle tue ipotesi, sottolineando che le tue letture ci obbligavano a essere attentissimi al testo. Avevi una passione maniacale per la lettera del testo, che interpretavi poi in senso allegorico, lavorando sui simboli, sulle allusioni criptiche, sul senso della morte del tuo grande amico e poeta.
« Angela mi hai abbandonato », mi ripetevi, e poi ti dicevo, « no, tu sei ontologico per me, come lo sono io per te », parafrasando un tuo dialogo con Pasolini.
Poi una volta mi hai detto « Sai, Pasolini ha previsto anche te ». Non capivo. Sul momento, ho pensato al personaggio di Biancofiore, nel film « Mamma Roma ».
Non ci ho fatto caso, fino a quando nel 2014 ho vissuto la perdita, ho vegliato il mio « nini muart », mio figlio scomparso a 19 anni.
L’immenso lavoro artistico che ti ha portato ai vertici dell’arte mondiale è stato alimentato dal tuo amore per il territorio, la terra del Friuli, i campi, gli alberi, le acque, la laguna e il cielo.
L’immenso lavoro d’interpretazione dell’opera pasoliniana è scaturito dall’amore per Pier Paolo, dal rispetto per la vostra amicizia. Hai portato la critica a riflettere sul senso del sacro, quella critica accademica e fredda, alle volte dogmatica, che non capiva la tua volontà di esegesi. Avevi la libertà intellettuale di un artista e la passione che ti hanno portato sulle tracce dell’itinerario iniziatico di Pasolini.
Arte e vita : hai fatto della tua vita un’opera d’arte, e con la tua accanita voglia di chiarire, di trovare un senso nascosto nella vita violenta di Pasolini, hai trovato le radici della violenza, quel nodo oscuro che sta dentro ad una gran parte della tua produzione pittorica.
Il tuo atelier era una sorta di « campo di battaglia », dove il corpo a corpo dell’artista diventava segno vigoroso e colore.
Grazie Peppino per avermi guidato sulle strade di un percorso iniziatico, per avermi parlato di Pier Paolo, di Casarsa e delle frontiere dell’Europa, grazie per avermi mostrato – con Dante e Pasolini – che l’arte è trasumanar, andare oltre i confini dell’umano, e che la morte è un varco per accedere ad un’altra sfera dell’essere, per riconnetterci a noi stessi e al mondo, come scriveva mio figlio Mattia : « ne faire plus qu’un avec le cosmos ».
Angela Biancofiore in memoria di Giuseppe Zigaina (Cervignano del Friuli 2 aprile 1924 – Palmanova 16 aprile 2015)